Diventare madre: il ruolo materno

Diventare madre: il ruolo materno

Qualsiasi donna alle prese con il suo primo bambino si pone una serie di interrogativi sulle sue capacità di fare la mamma, si domanda se esiste davvero l’istinto materno e soprattutto se lo possiede anche lei o se lo può in qualche modo imparare o perfezionare.

Durante la gravidanza si sviluppa un legame particolare tra madre e bambino: la donna si identifica con la sua creatura e inizia a sviluppare quella capacità empatica che le consente di mettersi nei panni del figlio e di comprenderne i bisogni.

Questo stato di ipersensibilità che persiste anche nelle prime settimane di vita del neonato, chiamato dal pediatra e psicoanalista Donald W. Winnicott “preoccupazione materna primaria” consente alla madre di occuparsi dei bisogni del proprio bambino offrendogli in tutta naturalezza contenimento sia fisico che affettivo.

La madre ha quindi una propensione innata a prendersi cura del proprio figlio.

Gli studi condotti sullo sviluppo fetale hanno messo in evidenza come il bambino già durante la vita intrauterina sia attivo e sensibile agli stimoli che riceve dal corpo della madre, con la quale sembra interagire fin dal secondo trimestre di gravidanza.

Durante questo periodo si sviluppa quel processo, definito “Bonding” che significa legame, attaccamento.

Il legame di attaccamento madre-bambino si sviluppa nei 9 mesi di gravidanza per poi fortificarsi e proseguire dal momento del parto in poi.

In ogni coppia madre-bambino la comunicazione si svilupperà in modi diversi; essa è infatti strettamente dipendente dall’atteggiamento che la donna nutre nei confronti della maternità oltre che dalle caratteristiche personali del bambino.

Ogni donna si crea uno stile materno speciale basato non solo su fattori come aspettative, atteggiamenti e valori ma anche su fattori inconsci che sono il frutto dell’attività immaginativa.

Gli studi hanno descritto tre possibili stili di attaccamento, ognuno dei quali comunemente riscontrabile; essi semplicemente riflettono diverse modalità con le quali la donna si adatta all’assetto psicologico tipico della maternità.

  1. Modello di attaccamento sicuro o autonomo: é tipico delle donne che si mantengono ad una distanza intermedia rispetto alle loro esperienze, nel senso che hanno un legame intenso con il proprio piccolo, senza però rimanerne assorbite in modo assoluto e, allo stesso tempo, conservano un rapporto stretto ma equilibrato ma con la madre.
  2. Modello di attaccamento evitante: è proprio di quelle donne che si sento no di poter gestire meglio la maternità assumendo un comportamento distaccato rispetto a tale esperienza, almeno apparentemente. Sono infatti comunque donne coinvolte nella maternità che non lasciano trapelare facilmente quello che provano dentro di loro.
  3. Modello di attaccamento invischiato: contraddistingue le donne che mantengono un legame molto stretto con la propria madre anche dopo la nascita del bambino e che generalmente tendono a instaurare un rapporto simile anche con il figlio. Sembra che riescano meno ad avere una visione obiettiva delle situazioni e delle esperienze.

Il contatto fisico costituisce per ogni neonato un bisogno indispensabile alla sua sopravvivenza al pari del bisogno di essere nutrito.

É infatti dal contatto fisico reciproco che si sviluppa il legame di attaccamento, entrambi vivono una serie di emozioni e per una madre è molto importante non solo andare incontro al bisogno del bambino di essere cullato e coccolato ma anche riuscire a trarre soddisfazione da questi momenti.